Nonostante l’avvio della procedura d’infrazione lo scorso settembre, molti Paesi sono in ritardo nel mettersi in regola
Troppi Paesi stanno ignorando la direttiva europea sull’efficienza energetica negli edifici. Come segnala un articolo del sito EurActiv, infatti, ben 19 Stati membri rischiano di finire davanti alla Corte di giustizia europea, in quella che potrebbe essere un’azione legale di portata mai vista finora in campo comunitario. La direttiva in questione è l’Epbd (European performance of buildings directive), adottata nel 2002 e rivista nel 2010. Lo scorso settembre, Bruxelles aveva avviato la procedura d’infrazione contro 24 Stati, perché avevano omesso di adottare le norme europee in materia, inviando una lettera di messa in mora ai vari Governi inadempienti. Poiché solo alcuni Paesi si sono poi conformati alla direttiva, tra cui Svezia, Irlanda e Danimarca, per gli altri sta per scattare il secondo passo della procedura d’infrazione: l’invio di un parere motivato che, se rimarrà senza risposta, potrà portare al contenzioso in tribunale.La direttiva, lo ricordiamo, prevede varie tappe per arrivare a edifici pubblici e privati a impatto quasi zero, che consumano sempre meno elettricità e gas. Proprio il 9 gennaio, per esempio, la soglia per gli uffici pubblici sottoposti alle nuove norme è scesa da mille a 500 metri quadrati; nel 2015, anche quelli di 250 metri dovranno sottostare agli standard comunitari sull’edilizia sostenibile. La direttiva introduce anche i certificati obbligatori sulle prestazioni energetiche delle costruzioni (Epc, Energy performance certificates). Nel 2010, gli edifici hanno emesso il 25% di tutta la CO2 collegata agli usi energetici in Europa; Bruxelles ha fissato un traguardo per quanto riguarda il risparmio di energia, -20% di consumi nel 2020 (rispetto al 2005), anche se rimane un obiettivo volontario al contrario degli altri pilastri della politica europea per il clima.